Centro studi Piero Gobetti

Rassegna stampa



La Stampa (pagina di Torino), domenica 21 Ottobre 2001


FIGURE E FATTI

Bruno Quaranta


All'Archivio dopo Hermès c'è Gobetti

Fine anno nel segno di Gobetti, lo scarruffato direttore di «La Rivoluzione Liberale» morto esule a Parigi nel 1926. «La sua tomba è ancora là, perché gli italiani non dimentichino» ammoniva il figlio Paolo. Come tener desto il ricordo? Le manifestazioni che scandiscono il centenario della nascita (19 giugno 1901) rievocano atmosfere, idee, passioni, in qualche modo sciolgono un debito non lieve con una una certa Italia.

Si inaugura il 30 ottobre, all'Archivio di Stato, la mostra «Piero Gobetti e Felice Casorati 1918-1926». Un'amicizia tenace, un idem sentire, una limpida complicità intellettuale. Di Gobetti è il primo studio critico sul Maestro di via Mazzini (la riproduzione anastatica è appena uscita). Il demiurgo di «Silvana Cenni», a sua volta, disegnerà il motto greco «ben alfieriano» della casa editrice gobettiana («Che ho a che fare io con gli schiavi?»), quindi, nel 1961, offrirà un definitivo ritratto «morale» del carissimo confrère, i capelli ricciuti, gli occhiali cerchiati, la mano sinistra allargata sul petto. Casorati e l'arte intorno a Casorati. Ma non solo. Sempre a Torino, l'8-9 novembre, convegno su «Cent'anni. Piero Gobetti nella storia d'Italia». Fra i relatori, Ersilia Alessandrone Perona, fedelissima al deposito del prodigioso giovane: sua la cura, per Einaudi, dell'epistolario Piero-Ada, come delle «Lettere 1918-1922» oltre i confini domestici (sempre per Einuadi; lo Struzzo sta per varare anche la riedizione anastatica della rivista « La Rivoluzione Liberale»).

Infine, un micromaggio a Gobetti, un volumetto in trentaduesimo delle Edizioni Dante & Descartes di Napoli: riproduce, fra l'altro, il «Commiato»: «L'ultima visione di Torino: attraverso la botte traballante che va nella neve...» .




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