Centro studi Piero Gobetti

Rassegna stampa



La Repubblica (edizione Torino), martedì 16 Ottobre 2001


IL LIBRO

Massimo Novelli


Il critico Gobetti e la solitudine di Casorati

Succede agli spiriti liberi di sentirsi soli quando a trionfare sono la volgarità di massa, la retorica nazionalista, l'avanguardismo fallace che coniuga la guerra come sola igiene del mondo con l'olio di ricino e le primavere di bellezza. Accadde a Piero Gobetti, negli anni iniziali del fascismo, il regime che individuò giustamente come un'autobiografia degli italiani. E capitò, sia pure su un piano strettamente artistico, a Felice Casorati, come notò proprio l'autore de La rivoluzione liberale nella monografia che dedicò al grande pittore piemontese uscita nel 1923 per i tipi della sua casa editrice, «Piero Gobetti, Editore - Torino - Via XX Settembre, 60». Ora lo studio viene ristampato nell'ambito delle manifestazioni per i cent'anni della nascita dell'intellettuale torinese promosse dal Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario (il cui motore è rappresentato dal Centro Studi Piero Gobetti). Sono iniziative che culmineranno con la mostra «Piero Gobetti e Felice Casorati, 19181926» (all'Archivio di Stato di Torino, dal 30 ottobre al 2 dicembre) e con il convegno «Cent'anni. Piero Gobetti nella storia d'Italia» (a Torino Incontra, l'8 e 9 novembre).

Scriveva dunque Gobetti in Felice Casorati pittore che l'artista nato a Novara nel 1883, e morto a Torino nel 1963, «non professa una poetica e non ha scritto il suo Laocoonte benché l'istintiva agilità della cultura e il vigile gusto non lo rendessero alieno dai cimenti letterari e dalle ragionate contemplazioni. Questo è un altro aspetto della sua solitudine in un'epoca in cui anche coi quadri si scrivono poetiche e teoriche dell'arte (...). Contro l'enfasi dei programmi nascosta in ragionate giustificazioni reagisce in Casorati l'istinto della pittura e della tradizione».

Se in Casorati pittura e tradizione erano le basi di un antifascismo spontaneo, classicamente naturale viene da dire, in Gobetti fu una visione politica originale, coraggiosa, classica e moderna nello stesso tempo, a farlo procedere in solitudine, fino alla tragica morte nell'esilio di Parigi. Di Casorati colse con lucidità la «dominante passione antidecadente» che era all'opposto di quei cascami decadenti che portarono, magari attraverso D'Annunzio e per li rami, anche al fascismo. Essere soli in arte, e non solo in questa, per Gobetti, era perseverare come fece il pittore novarese nella «obbiettiva e ragionata contemplazione su Piero della Francesca e Masaccio, i quali poi in ogni tempo difficilmente acquisteranno qualche popolarità».

La riproduzione anastatica di Felice Casorati pittore è stata eseguita dallo Studio Per Edizioni Scelte di Firenze, e stampata dalla Stampa Grafica Artigiana Fiorentina.




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