Centro studi Piero Gobetti

Rassegna stampa



La Stampa, giovedì 8 Novembre 2001


LA RISTAMPA ANASTATICA DELLA
«RIVOLUZIONE LIBERALE» E UN CONVEGNO A TORINO

Gobetti, Prezzolini e l’incauto corteggiatore

TORINO

E’ il 12 febbraio 1922, esce il numero 1 della Rivoluzione liberale (di cui riproduciamo la testata). Quattro pagine, lire 0,50, cadenza settimanale, è fondata e edita da Piero Gobetti, allora poco più che ventenne, con la Casa editrice Energie nuove. Nel saluto ai lettori, il fondatore presentava il progetto di formare «una classe politica che abbia chiara coscienza delle sue tradizioni storiche e delle esigenze sociali nascenti dalla partecipazione del popolo alla vita dello Stato». Nelle pagine interne un articolo economico di Luigi Einaudi e la rubrica «Taccuino» affidata alla penna di Giuseppe Prezzolini.

Tutti i numeri della Rivoluzione liberale, dal 1922 al 1925, custoditi presso il Centro studi Gobetti di Torino, in una collezione unica che comprende anche numeri sequestrati, sono stati nuovamente editi in copia anastatica da Einaudi nel 1967, con una breve nota di Norberto Bobbio. La bella riproduzione è stata ristampata nel centenario della nascita di Gobetti, in coincidenza con un convegno che si apre oggi e prosegue domani, a Torino Incontra, momento decisivo delle manifestazioni per l’anniversario: «Cent’anni. Piero Gobetti nella storia d’Italia».

Questa mattina si presenta il video di Rai Educational Che ho a che fare io con gli schiavi? di Ivana Negris. Quindi le relazioni sulla figura intellettuale e morale di Gobetti, sul suo posto nella storia del Novecento, sulle opere e la fortuna, e una tavola rotonda. Molta attesa per la sessione di domani pomeriggio - «Gobetti dopo Gobetti» -, con una relazione dello storico Marco Revelli dal titolo «Gobettismi, antigobettismi, pseudogobettismi».

Tornando alla Rivoluzione liberale, nella rubrica di Prezzolini si leggeva: «Notando un assiduo corteggiatore della moglie, il finanziere N. lo chiamò e gli disse severamente: "Lei fa la corte a mia moglie, stia bene attento, ché son capace di lasciargliela"».

[a. p.]




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