Il Manifesto, 30-05-2003
Si apre oggi, a Torino, il Museo che raccoglie materiali mutlimediali sulla lotta di Liberazione e sul dopoguerra
La Resistenza, memoria e utopia per il futuro
Si inaugura oggi, a Torino, alla presenza dell'ex presidente della Repubblica Scalfaro, il Museo diffuso della Resistenza, della deportazione, della guerra, dei diritti e della libertà. In tempi di revisionismo imperante e di governi zeppi di eredi di Salò, è una notizia incoraggiante.
In un unico edificio, di grande valore architettonico e storico, il prestigioso palazzo dei Quartieri militari, dello Juvarra, troveranno spazio anche le nuove sedi dell'Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea e dell'Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza. Vengono così concentrati documenti e saperi sulla lotta di liberazione e sulla storia del Novecento per costituire un polo multimediale di memoria e conoscenza che dovrebbe favorire nuove ricerche e, insieme, stimolare il pubblico a accedere facilmente alla comprensione dei momenti più importanti della nostra storia.
E' quindi - ci dice Paola Olivetti, che dirige l'Archivio nazionale cinematografico della resistenza - «una vera occasione per la vita culturale e politica torinese. E lo è anche per il nostro archivio che vede, in qualche modo, concretizzarsi un vecchio sogno del suo fondatore, Paolo Gobetti, che pensava a un `palazzo della Resistenza' a Torino».
L'Archivio nazionale cinematografico della Resistenza, nato nel 1966 su iniziativa di Ferruccio Parri, presieduto prima da Franco Antonicelli e poi dallo stesso Paolo Gobetti (figlio di Piero, una delle prime vittime del fascismo) lascia quindi oggi la storica sede di via Fabro 6 - un piccolo appartamento dall'atmosfera suggestiva per essere stato l'abitazione della famiglia Gobetti - per trovare finalmente una sistemazione degna del grande lavoro di conservazione e ricerca che ha accumulato quasi 2 mila unità filmiche e 9 mila videocassette. Un patrimonio video e audio straordinario sulle vicende della lotta di Liberazione e sul dopoguerra: dalle immagini delle prime bande in montagna a quelle delle liberazione di Torino, alle interviste ai protagonisti dell'antifascismo torinese ai film sulle lotte operaie degli anni '50 e `60, fino alle più recenti opere che documentano la trasformazione sociale della metropoli industriale. Tutti lavori nei quali l'esperienza delle lotte si specchia in quella del cinema, che ne racconta valori, aspirazioni, ragioni e delusioni. Il fatto che da oggi, finalmente, l'Ancr potrà lavorare in un contesto di integrazione di saperi con altre istituzioni che si occupano di ricerca storica, rappresenta una premessa per il rilancio di un'attività troppo spesso sottovalutata. «Adesso - conclude Paola Olivetti - esiste davvero la possibilità di sistemare e trasformare l'archivio in un'istituzione che favorisca maggiormente la consultazione, attraverso l'utilizzo delle nuove tecnologie multimediali».
Tutto questo ha un significato importante soprattutto perché rende accessibile - e tangibile - l'idea storiografica, non ancora del tutto recepita nel nostro paese, che le fonti audiovisive possono essere equiparate a quelle cartacee. E non è un caso che proprio l'Archivio presenterà oggi, a ciclo continuo, una scelta di video tra i quali alcuni dello stesso Gobetti. Che, probabilmente, avrebbe considerato l'apertura di questo Museo come uno stimolo, a sessant'anni dall'inizio della lotta di liberazione, per rimeditare e riflettere su quelle vicende, specialmente nel panorama politico che stiamo vivendo. Perché, diceva poco prima di morire, «l'esperienza della Resistenza, nonostante i tentativi di rimozione in atto da più parti, è ancora valida: insegna che mentra l'Italia conosceva rovine scopriva anche il coraggio, la forza imprevista di ribellarsi e cercare di costruire un mondo nuovo e migliore».
Giovanna Boursier
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